Alessandra Buschi, Il libro che mi è rimasto in mente
Il libro che avresti voluto scrivere, oppure quello che avresti sempre voluto leggere?
Qual è il libro che rimane in mente alla protagonista di questa storia? Quello che avrebbe voluto scrivere ma che, gravata da mille faccende quotidiane, non trova mai il tempo di scrivere, oppure quello che avrebbe sempre voluto leggere? E di questo libro mai scritto, chi potrebbe sapere ciò che sarebbe invenzione della scrittura e ciò che invece sarebbe semplicemente descrizione della realtà? Soltanto Sandro, forse, il suo compagno... Che però in questo momento probabilmente la sta tradendo.Il romanzo della Buschi si svolge nell'arco di un'unica giornata: ventiquattr'ore tra i pensieri, gli impegni famigliari, i ricordi e gli interrogativi che la protagonista, una donna ormai alle soglie dei quarant'anni, si pone vivendo.
Alessandra Buschi è nata a Grosseto nel 1963. Ha esordito nel volume Giovani blues. Under 25 curato da Pier Vittorio Tondelli, (Transeuropa 1986, Mondadori 1991). In seguito ha pubblicato la raccolta di racconti Dire fare baciare (Il lavoro editoriale 1990) e ha partecipato come narratrice a diverse antologie, fra le quali ricordiamo: Streghe a fuoco (a cura di Joyce Lussu, Transeuropa 1993), Racconta 2 (La tartaruga 1993) e Raccontare Trieste (Trieste Carta&Grafica 1999).
Come inizia
Come si fa a usare un water quando sulla parete dove è appoggiato il suddetto water sta camminando (per l'ingiù) un grosso ragno?
Non c'è altro da fare che mettersi seduti di lato e farla tenendo d'occhio le mosse dell'insetto, dell'aracnide insomma, o quel che è. Che però adesso ha cambiato direzione: non si muove più verso il basso, ma ha preso a salire, chissà per dove andare, chissà se ce l'ha una meta, chissà perché ha pensato che fosse meglio risalire la parete. E poi: "ha pensato": davvero il ragno ha pensato? Nel senso: i ragni pensano? Ché allora se pensano, vuol dire che il ragno in questione ha capacità di decidere: se proseguire la sua esplorazione verso il basso oppure cambiare strada.
Insomma: se questo è il caso, allora si potrebbe dire che i ragni hanno delle idee, e questo mi sconvolge. Perché spesso io i ragni li schiaccio, non dico come niente fosse, cioè a sangue freddo, ma insomma li schiaccio, o fra la parete e un pezzo di scottex (per non lasciare segni sul muro) oppure fra la suola della scarpa e il pavimento (tanto dopo spazzo). Ché insomma, il risultato è sempre lo stesso: come niente fosse o come se fosse qualcosa, il mio pensiero non serve a nulla, visto che alla fine, mi dispiaccia o meno farlo, il ragno lo ammazzo comunque. [...]
I libri di Alessandra Buschi pubblicati da Fernandel: