Alberto Ragni, Giorni felici
«Stile impeccabile, si ha la sensazione che ogni parola usata sia effettivamente l'unica (la più giusta) che fosse possibile scegliere»
Giorni felici è il romanzo di un ragazzo innamorato. Da qualche parte in Romagna Luca fa il cassiere in un'agenzia ippica, un luogo claustrofobico popolato di sognatori delusi, attaccabrighe, comici senza intenzione, e dev'essere per questo che, in fondo, un po' ci si è affezionato. Il sentimento di Luca per Corinna nasce da uno scambio di lettere, e va avanti con lui che si fa trascinare un po' dappertutto pur di starle vicino. Per i genitori Luca è un figlio degenere, una specie di comunista. Dentro o fuori dal Buddy Buddy (il suo cineclub e il suo rifugio), Luca sente che qualcosa di inatteso può sempre accadere. Il che non farà della vita una sequenza di "giorni felici", ma almeno una sua ironica approssimazione.In copertina: un collage di Marco Mercanti
Alberto Ragni è nato nel 1963 a Forlimpopoli (Forlì). Ha fatto diversi lavori - pianista di folk romagnolo, impiegato comunale, operaio agricolo addetto allo scarico delle barbabietole, eccetera. Da qualche anno è insegnante - assai precario - nelle scuole materne comunali di Cesena. Ha pubblicato poesie e racconti brevissimi su riviste quali "Fernandel", "Storie", "Tratti". Giorni felici è il suo primo romanzo, a cui sono seguiti Orchestra Tramonti (Scritturapura, 2005), Cera per le sirene (Scritturapura, 2008), e Ti dico un segreto (Cavallo di Ferro, 2013).
Come inizia
Era l'estate dell'89, io mi buttavo giù a forza dal letto ogni mattina alle sei e andavo a scaricare camion di cocomeri a cottimo, per un'azienda di Bertinoro. Be', azienda: si trattava di una coppia di fratelli di Rieti, due giovialoni con certe magliette lerce, che rifornivano i chioschi del forlivese rispettando metà delle leggi, e in barba all'altra metà. Avevo imparato a disporre i cocomeri in grandi gabbie cubiche di metallo, facendo in modo che il verde brillante dei più maturi rivestisse l'esterno, coprendo quelli scadenti. Nel pomeriggio leggevo gialli Mondadori di seconda mano - Stuart Kaminski, Ross MacDonald, Ed McBain - e ascoltavo vecchi dischi, soprattutto Kinks e Small Faces. Lasciai perdere i cocomeri quando il dolore alle braccia si fece insostenibile - trentuno levatacce più tardi. Poi affrontai finalmente l'esame di storia del cinema/2.
Il 27 settembre compii venticinque anni. [...]
Recensione di Seia Montanelli
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