Sedici anni sono una bella età del cazzo. I miei oggi hanno di nuovo rotto i coglioni per il motorino. Cosa me l’avete comprato a fare se ogni volta che lo uso dev’essere una tragedia? E stai attento, e non lo usare la sera, e se esci dicci esattamente a che ora torni. Ma bóna, ormai abituatevi, quando avrò la patente che supplizio sarà?
Arianna Pelagalli
Arianna Pelagalli è nata nel 1984 a Bologna, dove vive. Una bella sensazione è il suo primo racconto pubblicato. Il protagonista è un sedicenne che, come molti suoi coetanei, gioca a calcio, va a scuola e litiga coi genitori per via del motorino. Grazie alla sua voce seguiamo i pensieri di un adolescente che cerca di comprendersi e di capire le proprie aspirazioni, ritrovando in sé passioni che non sapeva di avere.
In un’età in cui non si sa ancora quale sia la propria nicchia nel mondo, un buon modo per scoprirlo è quello di scegliere di scavare in se stessi, nonostante la paura di non essere pronti ad affrontare ciò che si potrebbe trovare.
L’allenamento oggi è stato abbastanza pesante. È il secondo dopo le vacanze estive e ovviamente la palla il mister non ce l’ha ancora fatta vedere. Preparazione atletica. Corsa, corsa, corsa, esercizi, esercizi, esercizi. Forse dalla prossima settimana inizieremo a fare i palleggi. Poi, il mese prossimo, finalmente partite. Sono bravo in campo, gioco da terzino. Mi piace correre, sentire le scarpe che affondano nell’erba mentre tocco la palla. Rivedere i compagni di squadra dopo l’estate mi rende felice, ne ho sentito la mancanza in questi due mesi in cui non ci si è visti. E poi, dopo le vacanze tutti hanno le loro storie da raccontare, così ascolto un po’ le vite degli altri. Le mie vacanze non sono mai particolarmente interessanti, quindi di solito sono quello che ascolta e fa le battute su quello che hanno fatto gli altri. Raccontare del mare dai nonni non mi sembra particolarmente divertente, quindi evito di parlarne.In un’età in cui non si sa ancora quale sia la propria nicchia nel mondo, un buon modo per scoprirlo è quello di scegliere di scavare in se stessi, nonostante la paura di non essere pronti ad affrontare ciò che si potrebbe trovare.
Luca oggi aveva dei pantaloncini rossi. Piacerebbero anche a me, ma io sono biondo e il rosso mi sbatte. La preparazione atletica mi piace solo perché non siamo obbligati a metterci la divisa, così posso usare i vestiti che voglio anche in campo, almeno per un mese all’anno. Mi piace pensare a cosa indossare, ti puoi divertire con gli abbinamenti dei colori. Oggi ero in giallo e nero, lo so, fa un po’ ape, ma sono due colori che si accoppiano bene. Domani credo che metterò una maglietta nera e dei pantaloncini azzurri.
È ancora caldo, e all’inizio della scuola mancano più di due settimane, per fortuna. I miei compagni non mi stanno molto simpatici, non è che abbiamo legato più di tanto finora. Forse quest’anno andrà meglio, ma ne dubito dato che l’ho pensato anche all’inizio degli altri anni e non è successo. Però magari ci sarà qualche compagno nuovo. Speriamo, qualcuno con cui condividere qualcosa, qualcuno con cui poter uscire qualche volta. Mi trovo meglio a parlare con le ragazze, alcune di loro sono simpatiche, anche nella mia classe. Ho legato soprattutto con la Vale e la Sabri, della 3C del linguistico, perché sono forti. Si mettono dei vestiti da paura e non hanno il timore di cosa la gente della scuola possa pensare di loro. Le invidio per questo. Per me i pareri degli altri contano molto. Mi sento spesso a disagio, e non me ne spiego il motivo. Anche in classe, se per caso c’era da fare un tema a casa e poi la prof ci chiede di leggerlo ad alta voce, io spesso fingo di aver dimenticato il quaderno o di non averlo fatto, anche se magari ci ho lavorato tre ore il giorno prima. Leggere davanti a tutti quello che ho scritto mi è difficile. Mi imbarazza. Vedo che agli altri non gliene frega niente, ma io non ce la faccio. E poi arrossisco. Se c’è una cosa di me che odio è proprio questa. Ho le guance fottutamente portate a diventare rosse. Credo che sia per la carnagione troppo chiara, ma non sono sicuro dipenda da questo. Ho preso i colori dalla mamma. Lei ha i capelli biondissimi e gli occhi verdi, anche se ha origini siciliane. Mi hanno detto che molti siciliani sono chiari perché hanno discendenze nordeuropee; mi sembra strano perché tutti quelli che vedo in tv sono scuri e abbronzati, ma mi fido, io di storia non ho mai saputo un cazzo. Mi piace scrivere. Adoro i temi, quelli che facciamo in classe e che legge solo la prof. Prendo sempre degli ottimi voti, in italiano. Anche in latino vado abbastanza bene. La matematica invece è un delirio. Non ce la posso fare, lasciamo stare poi la fisica. Devo ancora finire i compiti per le vacanze, ovviamente, ma dubito che li correggeremo tutti. Di solito è solo quella stronza di inglese che li controlla, ma i suoi ormai li ho già finiti, sono sempre i primi che faccio.
Anche oggi l’allenamento è stato soprattutto di preparazione atletica. Abbiamo corso un sacco e Luca mi ha affiancato. Io ho una buona resistenza, e anche lui, quindi abbiamo potuto fare due chiacchiere. Vorrei essere come lui. È molto sicuro di sé, e ha una voce profonda. La mia invece è troppo acuta. Ogni tanto per telefono mi scambiano per mia mamma. Quest’estate Luca è andato in vacanza con due suoi compagni di scuola. Lui fa un istituto tecnico, non vuole andare all’università, dice che non serve a niente e che guadagna di più un idraulico che un laureato. Io questo con certezza non lo so, ma a me studiare non dispiace, credo che farò lettere. Magari poi potrei insegnare, non alle superiori però. Sopportare una classe come la mia dev’essere peso. Preferirei piuttosto insegnare all’università. Mi hanno detto che lì gli studenti ascoltano le lezioni, non fanno casino e prendono sempre appunti. Parlare a della gente interessata dev’essere bello. Parlare a un branco di cinnazzi casinisti no. Vedo la mia prof di italiano, lo sguardo che ha ogni tanto, esausto. Io non voglio avere quello sguardo. Vorrei che quello che faccio contasse, che potesse aiutare qualcuno. Se no potrei fare medicina, lì sì che puoi davvero aiutare la gente, però ci sono un sacco di materie scientifiche che a me non piacciono.
Ieri sera c’è stata la festa di compleanno di una mia compagna, così ho dovuto rivedere tutta la mia classe in anticipo di una settimana rispetto all’inizio della scuola. Però non è andata male. Siamo stati in un pub del centro. Forse mi sono divertito anche perché c’erano anche la Vale e la Sabri, e con loro è tutt’un’altra cosa. Ci siamo seduti a un tavolo e abbiamo commentato i vestiti degli altri. Che risate. C’è gente che proprio non si rende conto di avere degli abbinamenti da pugno in un occhio. Ogni tanto ti verrebbe da dirgli qualcosa, per dargli una mano ad accorgersene.
Finalmente abbiamo visto la palla, ad allenamento. Per fare dei palleggi, ma almeno ho calciato qualcosa. Anche oggi ho corso con Luca e intanto parlavamo. Stiamo diventando più amici. Ogni tanto mi chiedo come sia essere come lui. Dev’essere proprio una bella vita, senza rossori, voci in falsetto o paranoie. Lui ha un sacco di successo anche fra le ragazze, piace praticamente a tutte quelle che conosco, ma non credo che abbia mai avuto una storia seria. Per lui sono più importanti gli allenamenti, dice, e le ragazze ti rompono quando vai a giocare.
È ricominciata la scuola e ovviamente la prof di inglese ha già corretto tutti i compiti. Io ero pronto, quindi non avevo l’ansia. Domani però c’è il test di ingresso annuale di fisica. Di questo sono un po’ preoccupato, ma non farà media per la pagella del primo quadrimestre, quindi non me ne importa più di tanto. Vorrei che la Vale e la Sabri fossero in classe con me. Sarebbe completamente diversa la mia vita a scuola se ci fossero anche loro. Invece ora nell’intervallo di solito me ne sto per i cazzi miei. Ci sono un paio di elementi davvero stronzi. Non fanno altro che prendermi per il culo perché non mi hanno mai visto con una tipa. Nemmeno io li ho mai visti con una ragazza, ma non li prendo in giro per questo, sono fatti loro.
Il mister ci ha fatto fare la prima partita di allenamento. È stato veramente bello, non vedevo l’ora. Era anche una bella giornata, questo settembre è molto caldo, sembra ancora agosto. Nelle partite di allenamento dobbiamo indossare delle casacche colorate veramente orrende. Oggi io ero nella squadra arancione, e coi miei capelli biondi e il colorito chiaro potete immaginare il risultato. Domani andremo a mangiare una pizza con tutta la squadra. Lo facciamo una volta al mese. Il mister dice che per riuscire è essenziale amalgamarsi e formare un gruppo compatto.
Quest’anno gli allenamenti vanno proprio bene. Ogni sera non vedo l’ora di andare sul campo. Poi stiamo diventando tutti veramente amici. Ormai mi sono inserito nel gruppo di Luca. Con lui siamo molto uniti, ultimamente. Abbiamo iniziato a uscire insieme anche di pomeriggio, quando non ho compiti in classe o interrogazioni che mi obbligano a stare a casa. I miei mi rompono continuamente per i brutti voti in matematica, ma io non so cosa farci. Non mi piace proprio. Forse dovrei prendere delle ripetizioni, ma a me non va per niente perché la tizia che me le dovrebbe dare ha un alito che puzza perennemente di aglio, e non le si sta vicino. Invece lei è un po’ sorda e quando ti parla viene a due centimetri da te e tu non puoi fare altro che stare in apnea praticamente per tutta l’ora di ripasso.
Ieri pomeriggio io e Luca siamo andati al cinema. Abbiamo visto Redbelt. A me non è piaciuto granché, non amo i film in cui c’è troppa violenza. Anche lui era della stessa opinione. Però dopo il cinema siamo usciti anche con gli altri, e lui mi ha preso in giro perché dicevo che nel film c’erano troppe botte, mi ha dato della femminuccia. Forse neanche lui è così sicuro di sé come credevo.
La prima partita di campionato è andata bene. La mia prestazione è stata buona e abbiamo vinto. Luca ha fatto due gol e per festeggiare siamo andati a berci un paio di birre. Anche coi miei va meglio ultimamente. Hanno smesso di scassarmi per il motorino. Ora che giro con Luca sono più sereni, forse perché conoscono i suoi e pensano che sia un bravo ragazzo. In effetti lo è, mi diverto molto con lui e mi sento a mio agio quando siamo da soli. I suoi amici invece non mi piacciono, sono dei tamarri, non fanno che parlare di fighe, ma secondo me nessuno di loro ne ha mai vista una dal vero. Quando è con loro Luca è diverso, forse pure lui ha le sue insicurezze e con loro vuole apparire forte.
Fare la doccia negli spogliatoi è una cosa che non mi è mai piaciuta. Mi sono sempre sentito in imbarazzo, nudo in mezzo a tutti quei ragazzi nudi. Però da quando ho fatto amicizia con Luca mi sento più a mio agio, perché mentre ci insaponiamo chiacchieriamo, e quindi non faccio più caso agli altri. Lui ha un corpo veramente perfetto, lo invidio molto per questo e ogni tanto mi ritrovo a guardarlo. Anche lui mi guarda, dice che anch’io sono fatto bene e che potremmo fare strada, nel calcio. Magari arriveremo in serie A.
Dopo allenamento ho dato uno strappo a Luca, lui il motorino non ce l’ha, i suoi non si fidano; non di lui, dicono, ma della gente in macchina che va sempre troppo forte. Sarà, ma a me non è mai successo niente. Casa sua è molto bella, è una villetta tutta della sua famiglia. Anche a me piacerebbe abitare in un posto così, invece di stare in un appartamento dove quando si passa per i corridoi ci si urta a vicenda. Non sono abituato a caricare gente, in motorino. Quando andavo si sentiva che c’era un peso maggiore, ma dato che il mio motorino è un po’ smanettato, andava abbastanza forte lo stesso. Non so dove si appoggino di solito le mani quando si viene caricati. Pensavo si mettessero attorno alla vita di quello che guida, ma Luca le teneva sulle mie gambe e quando abbiamo beccato una buca gli sono scivolate più su, lungo le cosce. Dopo non le ha più spostate da lì. Era una cosa strana, ma non mi dava fastidio.
Oggi in bagno ho passato un’ora davanti allo specchio. Sono contento che non mi sia ancora venuta la barba, dev’essere una palla passarsi il rasoio tutte le mattine come fa mio padre. Poi lui lascia i suoi peli dentro al lavandino, così quando mi alzo devo lavarmi la faccia guardando quelle pagliuzze nere, che sinceramente mi fanno un po’ schifo. La mamma ha ragione ad arrabbiarsi, per questo. Nelle gambe invece ho già un bel po’ di peli, come sotto le ascelle e nell’inguine. Sul petto niente, spero non mi vengano mai, mi fanno senso gli uomini-orso, non voglio diventare così.
Sabato abbiamo giocato contro i primi in classifica, e abbiamo perso. Quest’anno non stiamo andando male, ma siamo comunque sesti e quei tre punti ci sarebbero serviti. Pioveva che dio la mandava e correre da fradici non è piacevole. Loro giocavano come se niente fosse, sembrava che non si accorgessero dei secchi d’acqua che ci piovevano addosso. Noi invece eravamo mezzi morti, il mister aveva ragione a incazzarsi. Mi sarei incazzato anch’io, al suo posto. Adesso sarà ancora più difficile recuperare, perché nelle prossime partite giochiamo contro squadre che quest’anno vanno alla grande.
La prossima settimana Luca compie 17 anni. I suoi amici gli vogliono fare una festa a sorpresa, così la organizziamo insieme. Dicono che chiameranno tutte le ragazze che conoscono, a 17 anni bisogna buttarsi e farsi la prima scopata, dicono. Quando siamo in compagnia Luca dice che non vede l’ora di farsi una figa, ma quando è solo con me non ne parla mai. Credo che in realtà non gli interessi più di tanto, ma dato che vede che per gli altri è importante lo dice anche lui. Io ancora non ci penso. Preferisco stare con gli amici, l’idea di dover rinunciare a dei pomeriggi con Luca solo per stare con una tipa non mi attira per niente. Poi quelle della nostra età sono sempre troppo truccate, usano dei colori che gli stanno malissimo e si atteggiano a strabone. A me non ne piace nessuna. Con le ragazze ci si parla bene e ci si diverte, ma non è che siano così arrapanti, almeno quelle che conosco io.
Alla sua festa Luca ha conosciuto varie tipe e alla fine una l’ha baciata. Ma non ci ha scopato. Quando l’ho riaccompagnato a casa in motorino mi ha detto che non è stata poi ’sta gran cosa, forse era lei che non ci sapeva fare, non gli è neanche venuto duro. Pensare a Luca con una mi fa strano. Non ce lo vedo per niente, nessuna che conosco sarebbe alla sua altezza. Poi spero che non succeda perché so che dopo avrebbe meno tempo da passare con me e mi romperebbe un sacco.
I miei la prossima settimana finalmente sloggiano. Vanno cinque giorni al mare, a Riccione dagli zii. Era ora, cazzo, un po’ di pace. Mi sa che una sera chiamerò Luca e i suoi amici, che senza i miei almeno possiamo farci qualche birra e un po’ di partite alla play, ho appena comprato il nuovo FIFA, so già che squadra scegliere, spaccherò i culi.
Stanotte Luca è rimasto a dormire da me. Ieri sera sono venuti tutti, abbiamo mangiato una pizza e poi siamo andati avanti di birre e play fino alle tre. Dato che a Luca lo avevano accompagnato i suoi, e a me non andava di usare il motorino perché ero un po’ sbronzo, è rimasto qui. Quando mi sono svegliato, lui era già sveglio e mi guardava. Appena ho aperto gli occhi mi ha sorriso e mi sono accorto che aveva una mano sulla mia spalla. Poi si è alzato ed è andato in cucina a bere, ha detto che aveva ancora in bocca il sapore di merda della birra. Mi è sembrata una cosa strana. Mi sono sentito come se avesse invaso il mio spazio. Mi ha dato fastidio.
Ripenso spesso all’altra mattina, non riesco a non pensarci. Non mi ha dato fastidio alla fine, vorrei tornare indietro per capire che cazzo ho pensato, la mia testa è un casino in ’sti giorni. Non mi concentro più neanche nei temi, che erano la cosa che preferivo. Mi sento sottosopra. Non ho nemmeno tanta fame, l’unica cosa che mi rilassa sono le partite e gli allenamenti. I miei mi stressano perché sono strano. Ma che cavolo vogliono, vorrei sapere. Se mi tira il culo lasciatemi stare. Come se a loro non tirasse mai.
Forse quest’estate io e Luca andiamo a Oxford a studiare l’inglese. Se n’è parlato oggi coi nostri. Mi piacerebbe un sacco, però sono anche agitato. Non so perché ma in ’sti giorni sono sempre un po’ teso quando sono con lui. Boh, sarà un periodo. Sono imbarazzato, però è sempre bello stare con lui, perché posso parlare di quello che mi pare, o anche non parlare, lui capisce. Ci troviamo, spesso siamo d’accordo sulle cose e se non lo siamo è perché stavamo parlando di cazzate. Le partite vanno bene, abbiamo recuperato qualche punto e ora siamo terzi. Sarebbe figo vincere il campionato.
Mi sento assurdo. È come se il mondo non avesse senso. Sono un casino. Mi viene quasi da piangere, poi da ridere. Non so, non so come sto. Ieri è successa una cosa strana. Io e Luca abbiamo tardato sul campo perché il mister ci ha fatto raccogliere tutti i palloni, dato che in partita eravamo stati fiacchi. Quindi siamo andati a fare la doccia per ultimi. Lui era davanti a me e io ho iniziato a fissarlo mentre si lavava e all’improvviso mi sono reso conto di essere eccitato. Era così bello guardarlo che non sono riuscito a frenarmi, solo che quando si è voltato verso di me ha notato che mi era diventato duro. Io sono diventato rossissimo e ho abbassato lo sguardo sperando pensasse che era stato un caso. Però poi ho notato che anche a lui stava succedendo la stessa cosa. A un certo punto mi si è avvicinato e mi ha baciato. Siamo stati a baciarci sotto l’acqua delle docce per un bel po’, non so quanto, non mi rendevo conto di niente. Non so come cambieranno ora i nostri rapporti, ma spero di non continuare a sentirmi così strano.
In queste notti faccio fatica a dormire, continuo a rigirarmi. La mia testa frulla su qualunque argomento. Ma soprattutto sulle docce. Non so come dovrei sentirmi, ma il fatto è che credo di sentirmi bene, non so. Mi sa che anche per Luca è la stessa cosa.
Dopo gli allenamenti facciamo sempre in modo di essere gli ultimi a farsi la doccia, così possiamo restare un po’ da soli negli spogliatoi. È tutto assurdo. Non ne parliamo mai, ci basta uno sguardo, come se fosse la cosa più normale del mondo. Però solo qui possiamo farlo, gli altri non capirebbero. Susciteremmo solo delle prese per il culo. Direbbero che siamo due froci, ma non è vero. Sono attratto solo da Luca, non da tutti gli uomini. È davvero la cosa più naturale del mondo per me aprirmi con lui. Mi capisce, mi è vicino. È la prima volta che provo un’attrazione simile verso qualcuno, e non voglio che una cosa così venga smerdata da quei coglioni dei nostri coetanei.
Oggi la prof ci ha riconsegnato i temi e io ho preso 6. Porca troia, non mi era mai successo di prendere sufficiente in un tema. Sotto all’8 non ci ero mai andato. Se inizio ad andare male pure in italiano i miei mi ammazzano. Poi non capisco perché: sì ok, sono un po’ deconcentrato, ma non pensavo di non riuscire neanche più a scrivere. È un periodo del cazzo. Il fatto è che del 6 non mi frega più di tanto. L’unica cosa che mi importa sono gli spogliatoi. E Luca. Non posso fare a meno di vedermelo continuamente davanti agli occhi. So che quando di mattina mi sveglio e infilo la mano nelle mutande dovrei pensare a una figa, invece penso a lui.
L’altra sera c’è stata l’ennesima festa di compleanno. Non ne posso più, e poi mi tocca spendere per dei regali a gente di cui non me ne frega un cazzo. Comunque c’era un gran casino. Io ci sono andato solo perché c’era Luca, altrimenti restavo a casa. Pensavo che avremmo parlato e ci saremmo fatti delle birre insieme, invece non mi cagava. Se n’è stato tutto il tempo con quei maragli dei suoi nuovi amici, due tipi che ha conosciuto la scorsa settimana e che giocano in un’altra squadra. Questi sono ancora più tamarri degli altri, e quando è con loro non mi rivolge neanche la parola. Sono rimasto appoggiato al muro, con quella merda di musica che mi rincoglioniva. Mi è venuto uno scazzo che sono andato via prima che finisse la festa. Mi sentivo un accessorio trasparente.
Non mi andava di fermarmi nelle docce, oggi. Dopo la festa mi sta un po’ sulle palle, Luca. Sono tornato a casa presto, i miei si sono anche stupiti, poi ovviamente hanno attaccato la solita tiritera perché non ho mangiato. Ho lo stomaco chiuso, mi sembra di non mangiare da secoli, ma se penso al cibo mi viene da vomitare. È stata una giornata di merda. È dalla festa che cerco di evitare Luca, anche se vedo che lui vorrebbe parlarmi.
Ieri ci siamo chiariti. È venuto sotto casa mia, ha detto che gli dispiace di non avermi cagato quella sera e che alla mia amicizia tiene un sacco. Spero sia vero, perché in questi giorni stargli lontano è stato durissimo.
Ho dato un passaggio a Luca, dopo l’allenamento. Era un freddo boia, ma ho sudato lo stesso, perché a un certo punto mi ha messo una mano sull’uccello. È diventato duro immediatamente. Quando sono salito in casa sono corso in bagno. Non capisco perché lui abbia quest’effetto su di me. Vorrei che fosse una ragazza, potersi comportare così anche in mezzo agli altri. Invece dobbiamo stare sempre da soli, è una vita di merda, ogni tanto vorrei scomparire.
Luca continua a uscire coi due truzzi. Non so dove vada con loro, ma mi sa che quando escono la sera vanno a impezzare delle tipe. Non posso pensare a Luca che ci prova con una. Mi sale una cosa che non so spiegare. Spaccherei una finestra lanciandole contro una sedia. Non voglio che ci provi con delle ragazze, non ha senso. Per fortuna quando lo vedo mi calmo, perché con me è sempre il solito. Questa cosa di non poter parlare con nessuno mi fa andare giù di testa. Ho bisogno di sfogarmi, però Luca dice che non dobbiamo dire a nessuno quello facciamo. Ha ragione, neanch’io voglio rotture di palle.
L’altra sera per la prima volta ci siamo fatti una sega a vicenda. È stato magnifico, non ero mai stato così eccitato in vita mia e anche lui credo, infatti il tutto non è durato neanche un minuto. Dopo l’ho portato a casa in motorino. Mi sembrava avesse una faccia strana. Non so, non vorrei aver fatto qualcosa di sbagliato, magari non gli è piaciuto, forse avevo un ritmo che non andava bene per lui. La prossima volta cercherò di fare più attenzione, voglio che gli piaccia.
Per fortuna ho recuperato il 6 in italiano. Abbiamo fatto un saggio breve, e i saggi brevi sono delle cagate. Ho preso 9. Meno male, mi ero già visto senza motorino e chiuso in casa per un paio di mesi. Prima ho mandato un messaggio a Luca, ma non mi ha risposto. Forse è fuori e verrà direttamente al campo, forse non ha bisogno del passaggio. Sabato giochiamo contro la penultima, se non vinciamo il mister ci apre in due. Poi i punti ci servono, ci giochiamo il secondo posto. Mi sa che per un po’ mi toccherà stare in panca. C’è uno nuovo che gioca in difesa e il mister lo vuole provare in partita. Probabilmente lo farà quando giochiamo contro una squadra scarsa come quella di sabato. Che due coglioni però, odio stare in panchina.
Ieri Luca è arrivato tardi all’allenamento. Quando gli ho chiesto perché mi ha risposto che aveva dovuto fare i compiti. Ma a me sembra strano, non li fa mai. Nelle docce è stato più sbrigativo del solito, un po’ di lingua e una toccata veloce. Dopo è andato via subito, ha detto che non aveva bisogno del passaggio, che lo veniva a prendere sua madre. Io allora sono tornato a casa e mi sono messo a guardare x factor. Di solito mi piace, ma ieri sera è stato una palla. Vorrei telefonare alla Sabri per parlare un po’. Le vorrei raccontare tutto, di Luca, delle docce e di quanto sto di merda certe volte. Ma poi Luca si incazzerebbe, non posso.
È tutta la settimana che Luca non si fa riaccompagnare a casa. E le ultime sere si è fatto la doccia insieme agli altri, non ha aspettato di restare solo con me. Sento che mi nasconde qualcosa, ma non mi va di chiederglielo. Da quando frequenta i due tamarri è cambiato. Lo sento sempre più lontano, parliamo meno. E di pomeriggio praticamente non usciamo più insieme. Qualche volta non so che cazzo fare, allora esco con il gruppo dei suoi amici, anche loro dicono che lo vedono poco, ultimamente. Mi sento solo come un cane in ’sti giorni. Vorrei addormentarmi e svegliarmi tra dieci anni, fanculo.
Non mi devi più toccare, ha detto, non sono mica un finocchio. L’ha detto con uno sguardo da coglione simile a quello che hanno i due tamarri con cui gira adesso. Gli ho tirato un pugno in faccia. Io la odio la gente violenta, non la sopporto, ma è stato più forte di me. Volevo massacrarlo, perché senza di lui non ci voglio stare, è tutta colpa sua, delle sue carezze. Del suo corpo. Che si fotta lui e i passaggi in motorino. Gli ho fatto sanguinare il naso. Il mister è entrato nello spogliatoio proprio in quel momento. Mi veniva da vomitare. Invece mi sono messo a piangere come un coglione, non avrò mai più la faccia di farmi rivedere dagli altri. Il mister mi ha sospeso, non lo vogliono in squadra uno violento con i compagni, mi devo dare una calmata, hanno detto. Senza calcio e senza Luca vedo nero. La mia vita sarà una merda, già lo so. Mia madre s’è incazzata come una bestia, mi sa che il motorino non lo vedrò per anni. Domani a scuola non ci vado neanche morto, vorrei sotterrarmi e non vedere più nessuno. Tra un po’ arriva la Sabri, le ho mandato un messaggio, ha detto che vuole che le racconti. Se non altro adesso potrò sfogarmi, le racconto tutto, Luca può anche fottersi.
Mi manca un casino sentire l’erba del campo sotto le suole. Domani vado a correre ai giardini con la Vale e la Sabri, loro ci vanno tutte le domeniche. Hanno detto che anche lì le scarpe affondano nel prato, e che la sensazione sarà la stessa di quando giocavo. Ne dubito, ma lo spero. Era davvero una bella sensazione. ■
© 2009 Arianna Pelagalli