Stefano Amato, L'apprendista libraio (agosto 2008)


È estate. Ovvero, al momento di scrivere questo pezzo, luglio. Quindi cominciamo con una buona notizia per il sottoscritto: il trenta giugno è scaduta la promozione della Einaudi che prevedeva lo sconto del trenta per cento sulla collana dei Tascabili.
È una buona notizia per diversi motivi. Innanzitutto perché la libreria è tornata a essere un luogo accogliente e ordinato. Un luogo dove poter trascorrere quattro ore di fila senza farsi venire l'ulcera, per esempio. Non avete idea, infatti, di quanto possa essere sciatta la gente, soprattutto se è in corso una promozione particolare. Succede di tutto. Prendono un saggio economico, lo sfogliano e lo vanno a posare in mezzo ai thriller. Oppure lo rimettono sì a posto, ma nel senso della costa. Cose così.
«Perché la gente deve essere così fottutamente disordinata?», mi chiedevo la sera, dopo la chiusura, provando a rimediare a quell'eccesso di entropia.
No, sul serio, è davvero tanto difficile rimettere un libro al suo posto? Posso capire, anche se con qualche riserva, che una roba simile succeda in un supermercato, dove capita di trovare un pacco di patatine in mezzo ai detersivi. O nei negozi di abbigliamento, dove la gente non si sogna nemmeno di ripiegare la roba che ha provato. Ma cribbio, in una libreria le cose dovrebbero andare diversamente. Tutti quei libri dovrebbero ricordare alle persone la posizione in cui si trovano nella scala evolutiva; titillare i loro istinti più alti, pungolarli a usare una porzione di cervello maggiore di quella necessaria all'uso del pollice opponibile. Prendi un libro, lo sfogli, decidi che non ti piace e lo rimetti dove l'hai preso. Voilà. Niente di più facile.
E invece no. Durante la promozione Einaudi, la sera sembrava che la zona dei tascabili fosse stata vittima di un kamikaze. O di un uragano. O di un kamikaze che si è fatto esplodere durante un uragano. Libri buttati alla rinfusa, piegati, aperti, poggiati dove capita.
Ragazzi, vi prego: c'è una bella differenza fra la bancarella dei vestiti "tutto a due euro" e una libreria, chiaro?

A parte il disordine, poi, quella promozione causava una continua lotta con i clienti. Ogni giorno avveniva la "battaglia degli sconti".
Ho letto diverse volte i totem pubblicitari esposti all'entrata, e non mi sembrava contenessero informazioni ambigue o poco chiare. «Sconto del trenta percento sulla collana della Einaudi chiamata ET (Einaudi Tascabili)». Se prendi un ET, alla cassa ti tolgo il trenta per cento dal prezzo di copertina. Altrimenti lo paghi intero. Dove sta la difficoltà?
Da nessuna parte, direte voi.
Sì, magari.
Ecco che cosa succedeva in realtà.

CLIENTE: «Pago questo».
APPRENDISTA LIBRAIO: «Fanno dodici euro».
CLIENTE: «No».
APPRENDISTA LIBRAIO: «Prego?»
CLIENTE: «C'è lo sconto del trenta percento».
APPRENDISTA LIBRAIO: «Ah, no. Non su questo. Lo sconto è solo sui "Tascabili"».
CLIENTE: «Perché, questo cos'è?»
APPRENDISTA LIBRAIO: «Intendo "Einaudi Tascabili", la collana. Questo è "Stile Libero"».
CLIENTE (strappandomi il libro dalle mani): «Forza, leggi che c'è scritto qui. E-I-NA-U-DI».
APPRENDISTA LIBRAIO: «Senta, "Einaudi Tascabili" e "Einaudi Stile Libero" sono due collane diverse. Lo sconto è solo sui "Tascabili"».
CLIENTE (rosso in viso, ora): «Cristo, ma che ti piglia? Questo è tascabile, vuoi capirlo o no?» (Si ficca il libro nella tasca posteriore dei pantaloni) «Vedi?»
APPRENDISTA LIBRAIO: «...»

E infine c'erano i suddetti totem pubblicitari. Ogni giorno dovevo esporli fuori in modo che chi passeggiava sul marciapiede leggeva la parola magica "sconto", si trasformava nel tipico zombie da società dei consumi, e entrava. Il problema è che ogni quarto d'ora la gente urtava quegli affari, facendoli cadere e usandoli praticamente come zerbini. Io ogni volta dovevo uscire, ripulirli dalle pedate e rimetterli in piedi. Cominciate a capire adesso perché all'inizio ho detto che la scadenza della promozione era una "buona notizia"?
(Tutto questo vi sembrerà esagerato. Sappiate però che quando mi hanno detto che la libreria dove lavoro non aderiva alla promozione successiva - per tutto luglio, sconto del trenta percento su Stile Libero - per il sollievo sono andato a sbronzarmi.)

Sì, è estate. Quindi è facile che mi pongano la seguente agghiacciante domanda: «Ha da consigliare un bel libro da leggere sotto l'ombrellone?»
Che è una frase più complicata di quanto possa sembrare a prima vista. Infatti si presta a diverse interpretazioni, a seconda di come intendiamo l'espressione «da leggere sotto l'ombrellone». Ho eseguito uno studio, a proposito, ed ecco cosa ne è uscito fuori. (La lettura dei prossimi paragrafi è più efficace se li si immagina recitati dalla buonanima di Claudio Capone, storica voce di Quark, nonché padre putativo di tutti noi amanti delle scienze nati fra gli anni settanta e ottanta.)
a) Espressione intesa come dato di fatto. Il cliente sta acquistando il libro prima di scendere in spiaggia, quindi è fuori di dubbio che da lì a qualche minuto si posizionerà fisicamente sotto quello strumento parasole noto come "ombrellone". Resta un mistero perché si senta in dovere di specificarlo, visto che non inficerà affatto la scelta del volume. Grado di frustrazione dell'apprendista libraio: minimo.
b) Espressione intesa come sinonimo di relax. Il cliente in questione normalmente lavora fra le ottanta e le centoventi ore settimanali, spesso in un contesto alienante e/o umiliante (prego notare le borse sotto gli occhi, le scarpe slacciate, e l'inarrestabile caduta dei capelli). È comprensibile, quindi, che un soggetto simile in vacanza voglia solo spegnere il cervello, piazzarsi sotto un ombrellone, e leggere un libro (punto a favore) che però non richieda uno sforzo mentale eccessivo (punto a sfavore). Grado di frustrazione dell'apprendista libraio: medio.
c) Espressione intesa come sinonimo di genere letterario. Il cliente, evidentemente imbarbarito da anni di stampa generalista, dove non è raro leggere strilloni quali: «all'interno, la guida ai migliori libri da leggere sotto l'ombrellone!», ha acquisito la singolare credenza secondo cui i libri si dividano in "Romanzi", "Saggi" e "Da leggere sotto l'ombrellone". Questo spiega perché ad ogni consiglio dell'apprendista libraio, il cliente opponga una serie infinita di rifiuti, e lo guardi come qualcuno incapace di fare il proprio lavoro in maniera adeguata. Grado di frustrazione del sottoscritto: fuori scala.

Forse l'ho già detto ma: è estate! Quindi per una volta mi arrogherò il diritto di essere frivolo (e anche un po' stronzo) e risponderò alla domanda che spesso mi fanno certi ragazzi, di solito ammiccando e dando di gomito, quando sanno che lavoro in una libreria.
«Chissà le ragazze, eh?»
Per non deluderli, rispondo sempre allo stesso modo: scuoto le spalle e prendo un altro sorso di birra (questo tipo di discussioni nove volte su dieci avviene davanti a una bevanda alcolica).
Se rispondo così - anzi, se non rispondo così - il motivo è semplice: le cose non sono andate come mi aspettavo. Voglio dire, all'inizio pensavo che mi sarei preso un sacco di cotte per splendide fanciulle divoratrici seriali di libri. E invece ho dovuto ricredermi. Le sole due ragazze di cui mi sia praticamente innamorato a prima vista in libreria, dei libri se ne sbattevano beatamente le ovaie. Li snobbavano proprio. Una veniva solo per collegarsi a internet e passare le ore su Facebook (questo non lo sapete: la libreria dove lavoro è anche un internet point). La seconda era la commessa di un negozio d'abbigliamento nei paraggi che veniva per farsi cambiare le banconote in piccolo taglio; l'unica volta che l'ho sentita parlare di libri, è stato per chiedermi se era uscito l'oroscopo di Paolo Fox per il duemilaotto.
Con le altre ragazze, quelle sexy che comprano un sacco di libri al mese e via discorrendo, è nata solo una simpatica amicizia. Si parla di libri, di viaggi, di cultura in generale. Ma per loro non ho mai provato un granché. Non si è mai andati oltre. Tensione erotica pari allo zero.
Questo mi ha fatto conoscere meglio me stesso. Prima ero convinto che la ragazza dei miei sogni fosse un'avida lettrice che guardasse con me i film in lingua originale sottotitolata senza farmi sentire in colpa, e che la sera a letto mi aiutasse a completare i cruciverba finali della Settimana enigmistica. Ora non ne sono più tanto sicuro.
E così forse si spiega anche perché le belle intellettuali che frequentano la libreria, in realtà siano quasi tutte fidanzate con dei tizi palestrati che leggono solo i quotidiani sportivi, guardano i cine-panettoni, si svegliano alle quattro di notte per vedere il gran premio di Malesia, e se ne vanno in giro con una maglietta con su scritto "Italy" a caratteri cubitali.
Le ragazze che leggono questa rubrica - sicuramente delle intellettuali di prima categoria - potrebbero obiettare che non è vero!
Be', dico io. Dimostratelo.

L'apprendista libraio fra luglio e agosto sarà in giro per l'Europa in treno e autostop. Date le sue condizioni economiche alloggerà in ostelli di quart'ordine e mangerà il minimo indispensabile. Ma soprattutto visiterà un sacco di librerie, e al ritornò proverà a raccontare qui in che cosa differiscono dalla "sua". E magari la smetterà di parlare di sé in terza persona, chi lo sa.

© 2008 Stefano Amato