Serena Corsi, Donne di fiume e d'inchiostro


Donne di fiume e d'inchiostro
Pagine: 144
Isbn: 9788832207026
Collana: Fernandel
Data di pubblicazione: 23 gennaio 2020
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«Si è persa mia madre, non si trova più...»

Marta, che insegna matematica e scrive favole per bambini, viene a sapere che quella mattina la madre Clio è uscita di casa e non è più rientrata. È scomparsa.
I giorni passano, e mentre le ricerche di Clio continuano, Marta ripercorre il loro mezzo secolo di vita di madre e figlia, in un valzer luminoso e dolente che racconta l’incedere della Storia, gli angoli ciechi l’una all’altra ma anche le altezze vertiginose della loro relazione.
Quando cominciano ad arrivare misteriose lettere che la madre, prima di sparire, ha scritto agli uomini della sua vita, Marta leggendole scopre una Clio nuova, diversa, che non conosceva, e questa consapevolezza è destinata a trasformare il legame che le ha unite fino a quel momento.
Donne di fiume e d’inchiostro non racconta solo un conflittuale e intenso rapporto fra madre e figlia, ma è anche un romanzo sulla libertà di scegliere chi siamo, chi saremo, e perfino chi siamo stati.


Un brano del romanzo

«A mio padre andavo bene maschiaccio, il suo amore per me pulsava sotto la severità con cui mi trattava sempre. Solo l’incidente con te, in effetti, seppe incrinarlo, e la fuga con mia figlia Marta, dieci anni dopo, mandarlo de­finitivamente in frantumi.
Vedrai che sposa Paride dei Bizzarri, non vedi che lui la segue dappertutto, diceva a mia madre per rassicurarla. Quello ormai si è abituato alle sue mat­tane e se la prenderà così com’è, persino senza marchese.
Io non ho mai avuto un marchese in vita mia e di figli ne ho fatti nove, interveniva mia nonna Onelia sputacchiando il tabacco che le finiva in bocca.
Dal canto mio speravo che il marchese, segno del corpo che vive e sanguina, che chiede di essere curato e pulito e che un giorno si gonfierà nella pancia e nel seno, non arrivasse mai».
Serena Corsi
Serena Corsi vive a Reggio Emilia, ma ha tre quarti di sangue toscano. È stata giornalista free lance per diverse testate, tra cui «Il Manifesto» e «L’Espresso». Si occupa di scrittura autobiografica. Ha pubblicato Lasciar suonare una farfalla. Storie di Andrea Papini, pianista (Abao Aqu, 2019). Le storie di vita la appassionano a tal punto che ogni tanto ne inventa qualcuna. Questo è il suo primo romanzo. Per la rivista Fernandel ha scritto una serie di racconti dal titolo Reportage da tre continenti e mezzo.

Rassegna stampa
  • «È il romanzo di due donne, la voce che si leva dalle pagine è la loro, l’inchiostro è il loro, che fluisce come un fiume» (Elena Ramella, sulromanzo.it, 23 gennaio 2020)

  • «Una storia di donne “forti” – in questo senso politica e femminista – esaltata da presenze maschili discrete ma fondamentali» (Giorgia Rovere, libriealtroinliberta.com, 17 febbraio 2020)

  • «Un romanzo vero e profondo, scritto quasi per immagini» (A girl smelling books, 12 marzo 2020)

  • «Una storia perfettamente architettata e una scrittura dalla fortissima capacità narrativa» (Giulia Siena, chronicalibri.it, 16 marzo 2020)

  • «L'inchiostro e i pensieri fluiscono ininterrottamente sino a raggiungere un punto d'incontro dove Marta e Clio si ritroveranno» (Giovanni Guidotti, «La Gazzetta di Reggio», 6 luglio 2020)

  • «Un vortice di inchiostro al quale è davvero difficile opporre resistenza» (Simona Latorrata, Mangialibri.com, 24 settembre 2020)