La rivista Fernandel
Rivista on line di racconti e riflessioni sulla narrativa contemporanea (ISSN 1972-649X)
La rivista Fernandel nasce a Ravenna dalla passione congiunta di con l’ambizione di porsi come mezzo di confronto e di scambio per le diverse esperienze di scrittura, cercando così di superare quell’isolamento in cui allora si venivano a trovare gli esordienti. Il primo numero è del giugno 1994.
Per prendere le distanze dall'accademia e dai professionisti della scrittura, per la rivista scegliemmo un nome spiazzante, che evocasse un’immagine paterna e bonaria, vagamente surreale nel contesto...
Al terzo anno di attività la rivista era distribuita su abbonamento un po’ in tutta Italia, ed era entrata nel circuito delle librerie Feltrinelli.
Molti sono stati i collaboratori fissi (a volte per un paio di numeri, a volte per anni) che hanno contribuito allo sviluppo della rivista.
Fra loro ricordiamo: Piersandro Pallavicini (autore fra l’altro della rubrica “Pretty in Pink”), Antonio Pascale (con la rubrica “L’Italia che cambia”), Elio Paoloni (con la rubrica “Recensiamo i recensori”) e Antonio Moresco (autore per tre anni consecutivi della rubrica “Le prove”, di cui scrive, nel suo Lettere a nessuno, Einaudi, 2008, p. 602: «Al ritorno da questi viaggi racconto quello che ho visto, ma anche tutto il resto, quello che sta succedendo nel nostro paese, nel mondo. Pubblico questi scritti su "Fernandel", una piccola rivista con sede a Ravenna, diretta da Giorgio Pozzi, la prima, assolutamente la prima e finora unica che mi abbia mai chiesto una collaborazione...»).
Altri collaboratori di “lunga durata” sono stati Michele Governatori, Sergio Rotino, Alessandra Buschi e Teo Lorini.
A partire dal luglio 2007 la rivista è passata a una dimensione esclusivamente online e gratuita.
Di seguito alcuni racconti e alcune rubriche.
Racconti
Testimonianze sul campo di un commesso (frustrato) di libreria
Una serie di racconti ambientati nella piccola libreria in cui lavoro. Una rubrica mensile dedicata a tutte quelle persone che, appena sanno che mestiere faccio, chissà perché sentono il bisogno di dire: «accidenti, non sai quanto ti invidio!»
Stefano Amato è nato nel 1977 a Siracusa. Ha pubblicato alcuni libri: Soggetti del verbo perdere (VerbaVolant, 2006), Le sirene di Rotterdam (Transeuropa, 2009), Bastaddi (Marcos y Marcos, 2015). Fra il 2008 e il 2010 ha collaborato alla rivista Fernandel con questa rubrica. Sugli stessi temi il suo blog: apprendistalibraio.blogspot.it.

«Dopo molti anni di vita metropolitana mi sono trovata a vivere in un paese di piccole dimensioni. Così ho cominciato ad ambientare i miei racconti nella realtà che avevo intorno, che a sua volta mi ha suggerito altre storie. In questo modo ha preso corpo una serie di personaggi che raccontano i fatti propri. Storie brevi da leggere come si ascolterebbe la confidenza di un conoscente. Lo sfondo è il paese (immaginario) di Casale Nuovo».
Francesca Violi è nata a Reggio Emilia nel 1973. Un suo racconto è stato finalista al Premio Loria ed è pubblicato nell'antologia Funeral Train e altri racconti edita da Marcos y Marcos.

«
In manicomio racconta la vita in luoghi che di solito vengono sottratti alla vista delle persone cosiddette normali, luoghi che fino a pochi anni fa erano chiamati con un nome talmente esplicito che ora si tende a rimuovere. Luoghi raccontati attraverso lo sguardo di Massimo, un giovane intellettuale che si muove nell'ambiente ristretto e provinciale della cultura abruzzese...»
Caterina Falconi è nata ad Atri (Te) nel 1963. Laureata in filosofia, ha lavorato due anni nel reparto pediatrico di un ospedale africano come volontaria. Attualmente è educatrice in un istituto di riabilitazione di Giulianova, dove vive con le due figlie. Ha vinto il premio Teramo nel 1999. Per Fernandel ha esordito con il romanzo Sulla breccia e con molti racconti pubblicati sulla rivista. Nel 2014 ha pubblicato Sotto falsa identità (Galaad).

Una giornalista free lance, ai margini dei suoi appunti da corrispondente in giro per il mondo, trascrive le storie delle persone che incontra: presto scopre di comprendere il luogo in cui si trova più attraverso l'ascolto di queste storie che in virtù della classica ricerca giornalistica.
Reportage da tre continenti e mezzo è un occhio di bue acceso su vicende che, nella loro singolarità, incarnano i risvolti individuali imposti dalla storia con la s maiuscola.