James Kochalka, Sketchbook Diaries #1

Il diario a fumetti di James Kochalka (volume primo)

Sketchbook-Diaries-1
Pagine: 192
Isbn: 9788887433630
Collana: Illustorie
Data di pubblicazione: febbraio 2006
Traduzione di Elena Battista


Con la serie dei suoi diari a fumetti, James Kochalka – considerato uno dei disegnatori più promettenti della nuova generazione di fumettisti americani – ha creato un universo parallelo nel quale raccontare con tenerezza, ironia e a volte crudo realismo la propria vita quotidiana. In questa divertente, sognante, eccentrica autobiografia, lo stesso Kochalka si dipinge come un elfo felice – simile al Felipe di Mafalda, ma con delle orecchie lunghissime – e si fa chiamare "Magic Boy". A dialogare con lui nel piccolo universo domestico compaiono la moglie Amy, alcuni amici (tra cui Jason, che Kochalka disegna goliardicamente in forma di cane) e il gatto Spandy. Il tutto raccontato con lo stesso tono giocoso e sincero, a volte malinconico, che caratterizza l’opera di due disegnatori famosissimi come Charles Schulz e Quino, a cui Kochalka dichiaratamente si ispira.

«Una delle stelle più brillanti nel firmamento del fumetto indipendente americano!» (Diamond Comic Distribution)

«Kochalka ha la stessa innocenza grafica di Charles Schulz» (American Library Association)
 James Kochalka
James Kochalka è nato nel 1967 a Springfield nel Vermont, Stati Uniti. Sua madre dice che ha iniziato a disegnare ancora prima di imparare a camminare. Dopo aver lavorato sei anni come cameriere in un ristorante cinese (episodio che è descritto all'inizio del primo volume degli Sketchbook), si è dedicato unicamente ai suoi fumetti. Vive a Burlington, sempre nel Vermont, con la moglie Amy, il figlio Ely e il gatto Spandy.
 L’universo di James Kochalka è gentile e bizzarro. Il suo stile essenziale e personale mischia allegramente autobiografia e fiction. Ha iniziato autopubblicando la sua fanzine, "James Kochalka Superstar" (8 numeri, pubblicati negli Stati Uniti dalla Top Shelf con il titolo “Magic Boy e la sua ragazza”). Estremamente produttivo, ha pubblicato parecchi libri per i principali editori indipendenti americani (Alternative Comics, Top Shelf, Highwater Books, Slave Labor Graphic, Black Eyes Books). I suoi ultimi libri hanno vinto e sono stati finalisti dei principali premi americani dedicati al fumetto (Ignatz award, Eisner award, Firecracker Alternative Books award e Harvey award).
Ha iniziato il suo diario a fumetti nel 1998, cercando di rispettare la regola di disegnare ogni giorno una striscia. Queste storie sono state prima pubblicate su giornali e riviste, e poi Top Shelf le ha raccolte in quattro volumi intitolati appunto “Sketchbook diaries”.
Il suo sito è www.americanelf.com, sul quale si possono seguire giorno per giorno i suoi Sketchbook.

Rassegna stampa

«James Kochalka, l'artista che trasforma la vita in un fumetto matto» (David Vecchiato, «Repubblica XL» gennaio 2006)

«Vita minima di J. Kochalka» (Renato Pallavicini, «l'Unità», 7 febbraio 2006).

«La vita non ha la struttura tipica della narrazione... la vita ha momenti sì e momenti no. Su e giù e avanti e indietro all’infinito. E infinite distrazioni». Che poi, le distrazioni, contano più del resto. E occupano fogli e fogli di carta in un’apparente casualità-confusione. C’è dunque una filosofia minimalista nei «fogli» di James Kochalka, in questi suoi Sketchbook Diaries (Fernandel, pagine 192, euro 12,00) piacevole novità che arriva in libreria in questi giorni con il primo volume del diario a fumetti del quasi quarantenne (è nato nel 1967) autore americano. Kochalka, il 26 ottobre del 1998, ha preso carta e matita e ha cominciato a stendere un diario a fumetti della sua vita: uno o più fogli al giorno, quattro vignette per foglio (con qualche eccezione) riunite in «quadrato». Protagonista, ovviamente è lui (si autoritrae con le sembianze di un elfo dalle lunghe orecchie),ma anche la moglie, la micia Spandy e qualche amico bizzarro come Jason, ritratto in forma di cane. Annota e disegna quel che gli succede, quel che sente, quel che gli gira intorno. Ma se vi dovessimo dire quel che gli succede davvero non sapremmo come fare, perché, come citavamo all’inizio, la vita a fumetti di James Kochalka non ha la struttura della narrazione, con storie che iniziano continuano e finiscono. In questo «non romanzo» a fumetti, allora, ci troverete mucchi di neve, pioggia sottile, peli di gatto, insonnie, dolori di pancia e molta fisicità organica (muco, vomito, pipì e cacca). E ancora piatti lavati, polvere spazzata sul pavimento e un sesso giocoso e quasi infantile tra pipino e passera.Per definire i fumetti dell’autore americano si sono spesi i nomi di Quino e di Shulz e dei creatori di Mafalda e dei Peanuts c’è di sicuro molto negli sketchs di vita quotidiana di Kochalka. Così, se James assomiglia al Felipe, amico di Mafalda, certe situazioni e certi dialoghi tra il protagonista e la sua gatta non possono non alludere a quelli tra Charlie Brown e Snoopy o a quelli tra il bracchetto e l’uccellino Woodstock. Ovviamente la distanza tra Kochalka e Shulz è astronomica e la stralunata quotidianità che ci propone il primo non aspira a farsi psicoanalisi della vita quotidiana come nel grande maestro dei Peanuts. Però, alla fine, come annota Kochalka all’inizio del suo diario, la sua vita a fumetti (e quella vera) risultano piuttosto avvincenti. E sicuramente divertenti.

«Schegge di vita domestica al fianco della moglie Amy del gatto Spandy» (Vittore Baroni, «Pulp», marzo-aprile 2006).

Nel drappello di nuovi fumettisti USA “allevati” da valide editrici indipendenti come la Top Shelf, un personaggio che si è distinto per la liricità del segno (da alcuni anni paragonato a Schulz) e la sottigliezza di sceneggiature solo all’apparenza infantili è James Kochalka, creatore con la chitarra anche di non disprezzabili canzoni satiriche a bassa fedeltà. Pressoché sconosciuto da noi, l’autore del Vermont ha all’attivo oltre a numerose fiabe filosofiche” come Paradise Sucks, l’esperimento di una striscia diaristica quotidiana avviata nel ’98, di cui sono qui raccolte in volume le prime due annate. L’attenzione di Kochalka per il minimo dettaglio capace di rifrazioni poetico-ironiche è esaltata in queste schegge di vita domestica al fianco della moglie Amy del gatto Spandy, dove anche la vista di un cumulo di neve o la propria auto ritrovata in un parcheggio diventano curiose occasioni di empatia col mondo reale. Ritraendosi come un elfo dalla lunghe orecchie somigliante al Felipe di Quino, James racconta le sue piccole manie e ossessioni da fumettista (come tanti indie comix autobiografici) ma al tempo stesso ridefinisce quasi a nostra insaputa, tra anti-gag, sottintesi e deliziose sospensioni narrative, le norme che regolano le tradizionali daily strip.

Presentazione degli Sketchbook Diaries (Matteo B. Bianchi, Dispenser, Radio 2, 17 marzo 2006).

The land of the free, the home of the brave, lo dice anche l’inno che gli Stati Uniti sono la terra dei liberi e la patria dei coraggiosi. In realtà l’inno è sempre un po’ roboante, anche se meno del nostro, e non va preso alla lettera. diciamo che spirito di iniziativa e faccia tosta in genere vengono premiati. Stiamo per parlare di un’altra persona che ha faustianamente deciso di vendere la propria intimità al pubblico, di prendere dal sé la materia prima del proprio business. Tra qualche anno potrebbe impazzire, soprattutto se l’interesse del pubblico dovesse calare. Fin quando questo non succederà, è il caso di tenere d’occhio James Kochalka.
Da alcuni anni sembra che il fumetto abbia trovato nuova linfa vitale in un genere apparentemente più consono alla narrazione che all’immagine, come l’autobiografia.
Lo confermano due nuove uscite sul mercato italiano. La prima è un’interessante antologia pubblicata dalla Kappa Edizioni e intitolata appunto “AutobioGrafico”.
Si tratta di una raccolta nella quale alcuni fumettisti di fama mondiale sono stati invitati a raccontare un episodio della propria vita, da condensare in otto tavole.
Tra questi spiccano i nomi di Frank Miller, l’inventore della serie “Sin city” (da cui è stato tratto l’omonimo film), che qui si tratteggia come una sorta di supereroe che deve affrontare produttori e attori hollywoodiani per difendere le proprie idee. O lo storico disegnatore Will Eisner, vero maestro del genere, che sceglie di raccontare dei rifiuti che le sue tavole ricevevano quando era giovane.
In alcuni casi, l’autobiografia può diventare per l’autore un mezzo per sperimentare e divertirsi. E’ senza dubbio il caso di James Kochalka, di cui la casa editrice Fernandel manda in questi giorni in libreria il primo volume dei suoi diari a fumetti.
Intitolato “Sketchbook diaries”, il libro raccoglie le circa 350 tavole che il disegnatore ha creato dal 26 ottobre 1998 al 22 ottobre dell’anno successivo. Il tentativo di Kochalka è quello di scrivere una tavola al giorno, cercando di individuare quotidianamente un momento significativo da riportare sulla pagina.
Curiosamente il disegnatore ha scelto di rappresentare se stesso, la moglie e i suoi amici non in maniera realistica, ma attraverso buffe caricature. Il suo personaggio per esempio ha le fattezze di un coniglio.
Inoltre il tono della narrazione è quasi infantile. Numerose sono le tavole in cui rappresenta solo piccoli scambi di battute o tenerezze fra lui e la moglie, così come sono svariate le scene in cui si disegna nell’atto di fare pipì o mentre se ne sta a letto a poltrire.
Una carrellata di minuzie, insomma. Eppure, anche se di primo acchito possono sembrare solo sciocchezze, la lettura globale del testo sembra davvero in grado di renderci il sapore dell’intimità quotidiana, dell’andamento lento ma inesorabile della nostra vita di tutti i giorni, forse ancora più vero e realistico quando raccontato nei suoi aspetti più insignificanti.
Kochalka con questi diari ha conquistato il pubblico americano e oggi le sue tavole quotidiane sono visionabili on line ogni giorno presso il sito www.americanelf.com.
Tra l’altro il poliedrico autore non è solo un fumettista, ma anche un apprezzato musicista rock, essendo il frontman del gruppo “James Kochalca Superstar”.
Certo, con una band che porta il suo nome e una carriera fumettistica costruita sulla propria autobiografia, possiamo supporre che abbia una cera tendenza all’egocentrismo. Ma, visti i risultati, glielo si perdona volentieri.

«James Kochalka è un po’ così: minimale. Iperessenziale» («Max», aprile 2006).

James Kochalka è un po’ così: minimale. Iperessenziale. Fumettista indipendente che vive e lavora nel Vermont, rivolge la matita a catturare le piccole emozioni, i leggeri momenti della quotidianità, vissuti e immaginati con bambinesca e ironica magia. Leggere per credere il volume primo di Sketchbook Diaries. Per la cronaca il nostro, che è pure un apprezzato rocker) conta nella sua produzione artistica Monica’s Story. Già: la grottesca cronaca a fumetti del caso Bill Clinton e Monica Lewinsky!

«Lui, la moglie, il gatto» (Giancarlo Ascari, «Diario della settimana», 7 aprile 2006).

Il diario a fumetti di un giovane americano: lui, la moglie, il gatto e i loro amici. Kochalka si raffigura come un elfo dalle lunghe orecchie, vive nel Vermont e disegna storie impalpabili come neve e leggere come foglie secche. C'è qualcosa che ricorda le prime strisce con Charlie Brown, la capacità di trasformare in eventi le piccole cose di ogni giorno. Ma la malinconia di fondo, invece, è maggiore e appartiene tutta al nostro tempo.

«Immaginate il primo Schulz...» (Francesco Boille, «Internazionale», 7 aprile 2006).

Immaginate il primo Schulz – quando disegnava uno Snoopy molto semplificato – immesso nella trascrizione del quotidiano di un americano di oggi. Avrete questi sketch a fumetti di James Kochalka, frammenti di vita dell’autore dove tutto è continuamente trasfigurato, compreso un suo caro amico Jason, presentato come un cane: cioè lo Snoopy di questo diario radicalmente minimalista (sul piano sia grafico sia narrativo). Se raramente si capisce quando la poesia sorge direttamente dal reale e quando è debitrice della trasfigurazione, qui si sa dove comincia il divertimento. Subito.

«James Kochalka: reminiscenze nel fumetto indipendente Usa» (Francesco Boille, «Internazionale», 19 aprile 2006).

Ancora qualche parola sul fumetto di James Kochalka, già recensito sulla rivista. E' raro vedere nel fumetto contemporaneo un simile equilibrio, una simile fusione, tra un guardarsi l'ombelico vagamente nichilista e disilluso, stato d'animo proprio dell'oggi, e, all'opposto, la capacità di guardarsi l'ombelico mantenendo però una qualche capacità d'incanto quasi infantile, una sorta di delicatezza, tipico del Charlie Brown di Schulz, interrogandosi, come lui, sul senso dell'esistenza o la propria (presunta) mediocrità. Kochalka lo fa.
Il fumetto indipendente americano infatti anche quando è potente, spesso è disilluso, annoiato, talvolta nichilista, forse anche un po' compiaciuto di crogiolarsi in un immaginario proveniente di volta in volta dal cinema, dal fumetto stesso, dai pulps o dall'estetica industriale e pubblicitario-consumistica: per citare alcuni tra i massimi nomi, un Chris Ware, il cui Jimmy Corrigan ci parla dell'infanzia e dell'adolescenza immergendoci proprio in un universo che è un concentrato tale di segni appartenenti all'era postmoderna da far certamente la gioia di un semiologo, ma che è al contempo un mondo gelido nonostante la rappresentazione sia intensa, sottile e, per quanto possa sembrare paradossale, anche poetica (la dimensione della memoria, la nostalgia).
O un Charles Burns (si veda lo straordinario Black Hole qui da noi pubblicato dalla Coconino Press), che per parlarci dell'alienazione degli adolescenti dell'odierna provincia Usa rielabora in maniera molto personalizzata, tra le altre cose, l'estetica degli horror movie e quella degli EC Comics anni '50 di William Gaines, che erano spesso storie cupe e virulente (quantomeno per l'epoca) realizzate in un bianco e nero espressionista.
O ancora un Daniel Clowes, che ci parla sia di adulti che di adolescenti in maniera acuta, profonda (in termini sia psicologici che sociologici), giocando anche lui su una reinvenzione molto personale dei moduli estetici che sono propri dell'estetica pop (pubblicità, fumetto, ecc.). Se con fumetti come Ghost World (si veda peraltro lo splendido omonimo film di Terry Zwigoff, che si è avvalso per la sceneggiatura dello stesso Clowes, edito in dvd anche da Internazionale), Clowes si rivela il più umanistico dei tre, nondimeno altre sue opere sono decisamente più nere, nelle quali la mancanza di ubicazione precisa dell'uomo contemporaneo è drammatica.
Tutte e tre gli artisti, tra i più significativi del fumetto contemporaneo, hanno in comune (chi più, chi meno) un immaginario inquieto dai risvolti onirici, emanazione di una cupa civiltà dell'immagine che pare uscita da un incubo: difficile non pensare al cinema di un David Lynch.
Kochalka, al contrario, si pone su un piano intermedio tra questi autori e la visione del mondo dolcemente pessimistica, disillusa, del creatore dei Peanuts (da notare che nel fumetto Usa recente vi sono stati anche altri autori che si sono ispirati a Schulz, come Steven Weisman, in un ottica però molto più cinica e glaciale). E' sintomatico del desiderio di ritrovare una dimensione 'innocente' nell'interrogarsi sulla vita - forse anche una certa purezza primigenia nel vivere le sensazioni della quotidianità - il fatto che l'autore veicoli sul piano grafico reminiscenze non dal Schulz più maturo ma da quello degli esordi, molto elegante, molto lineare, forse meno personale rispetto allo Schulz più conosciuto, ma certamente più 'ingenuo'. E Jason, il miglior amico dell'autore (o quantomeno tale pare essere) che è spiritosamente rappresentato sotto le sembianze di un cane, somiglia infatti molto al primo Snoopy.

«Diario bellissimo e banale, come la vita» (Filippo Bergonzini, www.stradanove.net, 27 maggio 2006)

Nel panorama dei fumetti indipendenti e della small press statunitense James Kochalka è una superstar, mentre qui da noi è ancora pressocchè sconosciuto, se si esclude una breve storia pubblicata su Inguine Mah!gazine e il “metafumetto” "l’orribile verità sui fumetti" pubblicato sulla rivista on-line Ultrazine (www.ultrazine.org). Le opere di Kochalka che non sono state ancora tradotte in Italia sono tantissime, come "Monica’s Story", un racconto sul caso Clinton-Lewinsky o la graphic novel "Monkey vs Robot".
La casa editrice Fernandel tenta di rimediare a questa mancanza pubblicando il primo volume degli "Sketchbook diaries" dell’artista americano, un diario a fumetti che Kochalka ha cominciato nel 1998 senza mai fermarsi, disegnando puntualmente una striscia al giorno.
Le strip giornaliere si compongono solitamente di quattro vignette in cui l’autore si ritrae come una specie di elfetto coi dentoni, lunghe orecchie a punta, ciuffo ribelle, alle prese con piccoli e insignificanti episodi di quotidianità spicciola, come una serata al cinema, una domenica passata a sonnecchiare, una gita al mare, l’acquisto di un futon, un brufolo schiacciato ecc. ecc...
Accanto a lui ci sono molto spesso la moglie, anche lei con fattezze da elfetta, Spandy, il gatto di casa e gli amici New guy e Jason (quest’ultimo disegnato come un cane parlante). Le strisce si susseguono senza sosta, giorno per giorno, raccontando aneddoti ordinari, banali, a volte vagamente surreali o filosofici (oggetti che parlano, pseudovisoni e meditazioni sulla vita, fulminee autoanalisi e crisi di coscienza), altre volte talmente insignificanti da risultare, per contrasto, affascinanti, per la tenerezza, la velata malinconia e la costante e ironica ingenuità che li pervade, per l’affinità che proviamo nei confronti, di chi, come Kochalka, si ferma un istante ad osservare l’insignificante, ma tanto familiare, scorrere della vita.
Non c’è attenzione alla narrazione, alla logica consequenziale degli eventi, nonostante alcuni elementi e situazioni sembrino ritornare, "perchè la vita non ha la struttura tipica della narrazione, le storie iniziano continuano e finiscono, la vita ha momenti sì e momenti no…e infinite distrazioni".
I diari di Kochalka fanno venire in mente le strisce di Charles M. Schulz, che più che apprezzabbili singolarmente, vanno considerate e amate nel loro insieme in quanto formano un’ opera intensa e coinvolgente che rende il suo autore, per citare Eco, un poeta. Questo accade anche per questi piccoli sketch autobiografici, disegnati con un segno semplice, ma deciso, pulito e accattivante, tanto che dopo aver cominciato a leggerli non si può fare a meno di smettere: uno tira l’altro, come le noccioline, "Peanuts", appunto.

«Una piccola e geniale idea» (Corrado Minervini, «Rockstar», maggio 2006)

Da Cameriere a autore di bestseller passando per una piccola e geniale idea: raccontare in un diario a fumetti la vita di tutti i giorni fin nell'intimità. Esce in Italia il romanzo disegnato di James Kochalka. Ma non chiamatelo reality, show. «La vita ha un ritmo particolare. Mentre la vivi non ti dà l’impressione di una narrazione prolungata, assomiglia di più all'insieme di migliaia di piccole storie che si inseguono, si ripetono, si toccano. Ho pensato che un diario quotidiano potesse essere li modo migliore per esplorare quella sensazione». James Kochalka è un brillante autore americano, divenuto popolale nel suo paese per aver raccontato le sue storie quotidiane su un diario a fumetti intitolato The Sketchbook Diaries, il cui primo volume è stato recentemente pubblicato in Italia. La sua esperienza di fumettista è cominciata quasi per caso, nel 1998 e l'evento ha segnato una svolta nello sua vita precaria: «Quando ho cominciato il mio primo libro lavoravo ancora come cameriere in un ristorante cinese. Ma poco dopo ho smesso per diventare una superstar a tempo pieno». Sui diari vengono raccontati in forma giocosa anche dettagli intimi della sua vita coniugale, ma James rifiuta ogni paragone con un reality show a strisce: «Il diario è intimo e umano. Il reality show è grossolano e inumano. Sono uno che lavora su un pezzo di carta e che cerca accuratamente di comprendere la condizione umana. Un reality è un modo per manipolare la gente, forzando l'ostentazione di sentimenti che possano titillare ed eccitare uno spettatore. È la stessa differenza che intercorre tra arte e commercio». A proposito di arte, James alterna la suo attività di fumettista a quella di indie rocker part-time con la sua band. E se per i suoi disegni James ha dichiarato di ispirarsi ad artisti come Schultz e Quino (con evidenti somiglianze tra Magic Boy e Felipe, l’amichetto di Mafalda), per la musica le fonti di ispirazione sono legate ad alcune opere fondamentali: «La mia crescita è stata accompagnata da pochi dischi: il White Album dei Beatles, The Harder They Come di Jimmy Cliff, la colonna sonora del Muppet Show e qualche disco new wave e punk rock». James è riuscito nell'impresa di riuscire a vivere delle proprie passioni e di invecchiare il più lentamente possibile: «Da bambino giuravo che non sarei cresciuto, ma alla fine non sono riuscito a mantenere l'impegno. Oggi sono un padre e un marito responsabile. Ma riesco a tenermi aggrappato a un importante sentimento dell’infanzia: quella sensazione che trasforma l’immaginazione in un cosa reale per davvero».
La frase: “La semplicità di queste strisce quotidiane richiede un attento editing sulla mia vita.” Quando nei '98 James comprò un quaderno per schizzi e decise di raccontare la sua vita a fumetti, non avrebbe immaginato che il suo diario sarebbe divenuto la sua prima fonte di sussistenza, oltreché un curioso romanzo quotidiano a episodi. Nelle quattro finestre quotidiane dei suoi microracconti, si affacciano l'adorata moglie Amy, il gatto Spandy, amici impossibili da riprodurre (uno è ritratto in forma di cane, l'altro ha un volto amorfo) e soprattutto il suo alter-ego, Magic boy, elfo dentuto alle prese con la sostenibile precarietà dell'essere, l’ipocondria, le sbronze, gli incubi e le gesta della sua band. Storie sghembe e naïf, lo-fi come li suono dei James Kochalka Superstar. Minuscole Malincomiche.

end faq

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  • «Un progetto ambizioso» (Michele Serra, «Linus», aprile 2006)


  • «Uno dei più noti e prolifici autori del nuovo fumetto statunitense» (Dario Morgante, «Scuola di fumetto», giugno 2006)