Grazia Verasani, Fuck me mon amour


Fuck me mon amour
Pagine: 128
Isbn: 9788887433210
Collana: Fernandel
Data di pubblicazione: settembre 2001



«Si volta, mi osserva con quei suoi occhi grigioverdi, sempre un po’ sfocati, poi guarda l’orologio. "Sono quattro ore che non piangi", dice "sto tenendo il conto"».

Gabri, la protagonista del secondo romanzo di Grazia Verasani, ha trentacinque anni, è un’ex attrice che per vivere doppia film porno, ma la sua passione è scrivere. La pubblicazione del suo primo romanzo le è valsa la perdita di un fidanzato e di un bel po’ di amici, a cui non è piaciuto riconoscersi nei suoi personaggi. Ora è a caccia di un’idea per un nuovo libro. Le fanno da spalla una serie di incontri con donne particolari, incursioni in club privé della provincia, la voglia di confondere la propria storia personale con le storie degli altri, e l’amicizia-amore per Emilio.
Un romanzo che sviluppa le tematiche generazionali di chi è a cavallo fra i 35 e i 40 anni: idealisti pentiti, passionali delusi, professionisti di una libertà che, in fondo, è soprattutto solitudine. Un romanzo spregiudicato, che descrive i cambiamenti del costume, la facilità del sesso, la difficoltà dell’amore.
Foto di copertina di Nicola Casamassima.

 "Grazia Verasani mentre sfoglia con gioia la prima copia di Fuck me mon amour

Grazia Verasani, bolognese, ha esordito pubblicando per Fernandel ben tre libri: L’amore è un bar sempre aperto (1999), Fuck me mon amour (2001) e la raccolta Tracce del tuo passaggio (2002). Prima attrice di teatro, in seguito cantautrice (ha vinto il premio Città di Recanati nel 1995), ha alcuni dischi all’attivo. Nel 2004 ha pubblicato il romanzo Quo vadis, baby? (Colorado Noir-Mondadori), da cui è stato tratto l'omonimo film girato da Gabriele Salvatores. È del 2006 il romanzo Velocemente da nessuna parte (Mondadori). Ha pubblicato come autrice per il teatro con l'opera From Medea (Sironi, 2004). Ha lavorato anche come paroliera, corista e doppiatrice.
Wikipedia le dedica una pagina.

Come inizia


Passo davanti allo studio.
Sbircio dalla porta il divano letto aperto, le lenzuola francesi a righe bianche e rosse, attorcigliate al plaid, e poi la curva della sua schiena magra. È seduto al computer; portamatite e classificatori di plastica occupano il resto della scrivania. Non mi vede, sente solo il rumore dei miei passi nel corridoio, il borbottio del bollitore.
Tra poco lo raggiungerò con una tazza di tisana, svuoterò il posacenere pieno di cicche e faremo due chiacchiere prima di dormire: lui nel mio studio, io nella camera adiacente.
È qui da tre giorni.
Alle cinque del mattino di lunedì ho fatto il suo numero. Al suo Pronto assonnato sono scoppiata a piangere. Non ho dovuto dire né chi ero né perché lo chiamavo, ha detto: «Arrivo subito», e dopo mezz’ora era qui.
L’ho aspettato seduta sul divano di velluto bordò del soggiorno, puntando gli occhi sulla composizione di fiori secchi sopra il cassettone finto antico, poi sul paralume di nylon accanto alla tv: cercavo di squadrare la realtà per rifletterla più freddamente. Più tardi, appoggiata a un armadietto della cucina, ho guardato dalla finestra il giardino, il tosaerba abbandonato sul vialetto inghiaiato e l’innaffiatrice automatica; la luce fluorescente dell’alba dava alle piante un color verde vomito. (Save mi ha lasciata. Inspirare, espirare. Dentro l’aria buona, fuori quella cattiva.) Oltre il giardino: interminabili file di edifici dai mattoni rossastri - case di cooperativa, fatte in serie -, tapparelle rialzate, prime colazioni negli appartamenti dei vicini, sciacquoni tirati, cigolii di rubinetti aperti. [...]

I libri di Grazia Verasani pubblicati da Fernandel: